"Investire nei nostri giovani"
UE, Junker lancia piano positivo per uscire dalla crisi europea
Il presidente della Commissione ha ricordato la necessità di "investire nei nostri giovani", lamentando il fatto che "per la prima volta in 70 anni, questa generazione sarà più povera di quella dei propri genitori" e ha rivendicato il programma europeo sulla Garanzia per i Giovani (che "ha permesso a più di 9 milioni di persone di trovare un lavoro, un apprendistato o una formazione professionale").
Juncker è passato poi ad affrontare le questioni dell'immigrazione, del terrorismo e della sicurezza, della politica estera comune dell'Ue che va rafforzata, con una maggiore presenza e strategia europea nella crisi siriana e in Medio Oriente, e infine dell'Unione della Difesa.
Sull'immigrazione ha annunciato il lancio di un'iniziativa che deriva dalla proposta italiana sui "migration campact" (accordi per fornire finanziamenti strutturali alle economie dei paesi di origine e di transito dei migranti): "Un piano per l'Africa e il vicinato dell'Ue che ha il potenziale di mobilizzare 44 miliardi di euro di investimenti, e di arrivare a 88 miliardi se intervengono anche Stati membri".
Ma, soprattutto, il presidente della Commissione ha insistito sulla necessità e sulla mancanza di solidarietà fra gli Stati membri di fronte alla crisi migratoria, tornando a spingere per la piena attuazione del programma di ricollocamento ("relocation") negli altri paesi Ue di gran parte dei rifugiati giunti in Grecia e Italia. "La solidarietà è il collante che tiene insieme l'Unione. E' una parola che ritorna 16 volte nei Trattati Ue", e di solidarietà "c'è molto più bisogno nella crisi dei profughi; ma deve essere data volontariamente, deve essere sincera e venire dal cuore, non può essere imposta". Per questo, Juncker ha invitato l'attuale presidenza semestrale slovacca del Consiglio Ue "a convincere gli Stati membri riluttanti ad accogliere la loro parte di immigrati secondo il sistema dei ricollocamenti, che è la strada giusta ed essenziale". Un appello implicitamente polemico, visto che proprio la Slovacchia è fra i paesi membri che più si oppongono alle "relocation", insieme a Ungheria, Repubblica ceca e Polonia.