C'è un'inchiesta in corso
Dossier alla Procura di Siracusa contro l'Ad dell'Eni Descalzi
"Non intendo dire nulla e non ho nulla da dichiarare in merito a questa vicenda". Il procuratore di Siracusa Francesco Paolo Giordano, interpellato dall' agenzia Ansa, mantiene uno stretto riserbo sull'inchiesta che, secondo quanto pubblicato in questi giorni dal Fatto quotidiano, riguarderebbe un presunto complotto contro l'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi e anche per danneggiare il premier Matteo Renzi. L'inchiesta mira a far luce su un dossier contro Descalzi, inviato per prima alla Procura di Trani e poi a Siracusa, con il probabile obiettivo di farlo sostituire nell'incarico al vertice dell'Eni, coinvolgendo anche il presidente del Consiglio che sarebbe accusato di essere stato finanziato dal Mossad. Uno scenario complesso sul quale la Procura di Siracusa indaga ormai da diversi mesi. Dagli uffici al quinto piano del Palazzo di giustizia nei giorni scorsi era arrivata solo la conferma dell'esistenza sull'inchiesta.
Un'ipotesi investigativa, secondo quanto ha pubblicato il 'Fatto quotidiano', è che soggetti collegati alla finanza internazionale e a grandi aziende italiane abbiano in qualche modo pilotato interventi e posizioni all'interno del Consiglio d'amministrazione di Eni Spa al fine di indebolire il ruolo dell'ad Descalzi veicolando notizie "false e tendenziose". Per raggiungere questo obiettivo sarebbe stato architettato anche un falso dossier contro il presidente del Consiglio, con l'accusa di essere stato finanziato dai servizi segreti israeliani del Mossad. Sullo sfondo un intrigo con faccendieri nigeriani e iraniani che hanno forti interessi negli affari petroliferi gestiti dall'Eni. Al momento, secondo la ricostruzione del 'Fatto', solo una persona risulterebbe indagata con l'accusa di corruzione internazionale: si tratta di Massimo Gaboardi, tecnico commerciale di impianti industriali. Gaboardi avrebbe ricevuto la promessa di denaro dal governo nigeriano per facilitare un cambio al vertice dell'Eni, da qui nascerebbe l'accusa nei suoi confronti. Nei giorni scorsi sono stati interrogati in Procura, dal sostituto procuratore Giancarlo Longo, che collabora all'inchiesta, l'imprenditore Andrea Bacci, amico di Renzi, e Vincenzo Armanna, ex manager dell'Eni, attualmente indagato dai magistrati di Milano per concorso in corruzione internazionale. Entrambi sono stati sentiti come persone informate sui fatti. Nei prossimi giorni la Procura di Siracusa potrebbe ascoltare altri testimoni vicini al premier: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti e l'imprenditore Marco Carrai. Anche loro avrebbero ricevuto "pressioni". La Procura di Siracusa sarebbe titolare del fascicolo perché è nel capoluogo siciliano che sarebbero stati commessi gli illeciti. Un dossier nel quale veniva descritta l'ipotesi del complotto sarebbe stato inviato in forma anonima alla Procura di Trani. I magistrati pugliesi avviarono le indagini, ma dopo qualche mese avrebbero trasmesso l'intero fascicolo a Siracusa.