L'intervista
Ragusa, il super-polo culturale: buoni propositi e nuove polemiche
La nascita dei “Super-poli regionali” in Sicilia ha rivoluzionato l’assetto dei vertici nel settore dei Beni culturali. Una “rivoluzione”, tuttavia, che, nella sostanza, ha riguardato, soprattutto, gli enti della parte orientale dell’isola in quanto, ad occidente, le nomine hanno, in diversi casi, ricalcato la realtà già esistente da anni.
In particolare, per il Polo regionale ibleo (Parchi archeologici di Kamarina, Cava Ispica, Parco Forza di Ispica, Museo interdisciplinare di Ragusa) l’assessorato ha scelto come responsabile Carmela Bonanno (nella foto), proveniente dal Museo delle tradizioni silvo-pastorali di Mistretta e dirigente del sito archeologico di Halaesa Archonidea (Tusa). Carmela Bonanno, dal 1980, è archeologo presso l’Assessorato per i Beni culturali della Regione Sicilia, dove ha prestato servizio prima presso il Servizio per i Beni archeologici della Soprintendenza per i Beni Culturali di Messina e poi presso la Soprintendenza per i Beni Culturali di Enna come dirigente responsabile del Servizio per i Beni archeologici. Ha diretto il Parco archeologico di Sabucina, Capodarso e delle aree archeologiche di Caltanissetta.
“Accettare questo incarico – ci dice Carmela Bonanno – è stata una sorta di sfida. Qui ci sono delle belle realtà e conosco l’archeologia iblea che, adesso, avrò modo di apprezzare ancora di più. Credo che tra i primi problemi da affrontare ci sia quello del Museo regionale di Ragusa che ha bisogno di essere restituito alla completa fruizione. Cercherò di recuperare quei fondi regionali che si sono persi o che non sono stati richiesti, sono risorse necessarie per far rivivere una struttura che merita di essere valorizzata”.
Quali sono le priorità da affrontare?
“Visiterò i vari siti di cui ho la responsabilità – risponde la Bonanno – e mi confronterò con i dipendenti affinchè si possano creare le condizioni ottimali per la migliore e completa fruizione dei beni culturali che sono patrimonio di tutti: degli studiosi, degli esperti e, soprattutto, del pubblico. Fanno parte della nostra storia e devono essere salvaguardati come delle cose preziose che ci appartengono, che appartengono veramente a tutti. Credo che soltanto pensando e operando in questo modo si possa tutelare questa immensa riserva culturale che abbiamo il dovere di far conoscere e di tramandare alle generazioni future”.
Cosa ne pensa delle polemiche sollevate anche a livello politico per la mancata nomina dell’archeologo Giovanni Di Stefano a responsabile del polo culturale ibleo?
“Non intendo entrare nella vicenda – ribatte - non sarebbe giusto e corretto. Dico solo che esiste il criterio della rotazione e che questo criterio è stato applicato dalla Regione”.
E, in effetti, sull’altare delle rotazioni è stato “sacrificato” il direttore del Museo di Kamarina, Giovanni Di Stefano, archeologo, docente universitario, lunghissima esperienza di dirigente superiore nel settore dei Beni culturali in provincia di Ragusa e non solo.
“Sono amareggiato per quello che è successo – ci dice Giovanni Di Stefano – soprattutto perché pensavo di poter essere ancora utile in un settore per il quale mi sono speso con passione per tanti anni. Sono amareggiato – continua Di Stefano – anche perché non mi sembra che il criterio della tanto invocata rotazione abbia trovato una applicazione uniforme”.
Di Stefano, dunque, sarebbe stato “tradito” da una norma che non sarebbe stata applicata per tutti come era nelle intenzioni dell’assessorato regionale.
La vicenda ha innescato una polemica nella quale si sono inseriti anche gli interventi di un paio di parlamentari regionali che hanno sottolineato come sarebbe stato opportuno, per il territorio ibleo, privilegiare la continuità piuttosto che la novità. Interventi, tuttavia, che non hanno sortito gli effetti sperati. Come accade sempre più spesso in questa parte dell’isola!