Report Sicilia
Sicilia fuori dalla recessione ma le famiglie e le imprese non si fidano
Segnali positivi dall'economia siciliana. Emergono anche dal 45esimo Report Sicilia, l'analisi previsionale realizzata da Diste Consulting per Fondazione Curella, intitolata non a caso "E quindi uscimmo a riveder le stelle". Indicatore principale il Pil siciliano che nel 2015 registra un incremento dello 0,6%. La stima prudenziale per il 2016 e' di una crescita dello 0,8%. Insomma, l'Isola sarebbe uscita dalla recessione, ma le famiglie non si fidano e i consumi restano bassi, mentre le imprese rinviano gli investimenti. Il jobs-act del governo Renzi, facilitando l'ingresso nel mercato del lavoro di giovani ed adulti, ha portato ad un rilevante incremento dell'occupazione oggi stimato in oltre + 31.000 unita'. L'altro elemento che ha contributo positivamente e' l'ottimo andamento dell'agricoltura e della filiera agricola che comincia a dare risultati interessanti nel comparto del vino, dell'olio e dei formaggi. Nel turismo si ha avuto un notevole incremento non ancora quantificato, probabilmente dovuto ai fatti verificatesi nella sponda Sud del Mediterraneo (Egitto, Libia, Tunisia). Un notevole contributo deve averlo dato anche l'utilizzo dei fondi comunitari. Le esportazioni invece hanno subito andamenti non particolarmente positivi. L'ammontare del Pil rispetto all'anno pre/crisi, il 2007, risulta ridimensionato del 12% in Sicilia e dell'8% in Italia. Negli otto anni considerati il divario tra il Pil per abitante regionale e la media nazionale si e' ingrandito: da -34,7 a -36,4%. Il contributo dei settori alla formazione del prodotto e' assai differenziato. L'apporto piu' consistente e' offerto dall'agricoltura, con una crescita in termini reali del valore aggiunto del 7,7%. Al netto dell'agricoltura, e del turismo che e' andato altrettanto bene, il recupero sarebbe piu' modesto. Il valore aggiunto dell'industria rimane sul livello dell'anno precedente (+0,1%). La crisi ha demolito quasi un quarto del potenziale produttivo della manifattura. Nel settore dei servizi l'attivita' si e' risvegliata (in modo molto favorevole nel turismo), ma complessivamente stenta a prendere slancio, mostrando un recupero dello 0,3% e conservando un livello inferiore del 7% circa rispetto a otto anni prima. Per il settore delle costruzioni l'incipiente cambio di direzione e' limitato ad un +0,7%. Tra i grandi settori economici, che concorrono alla formazione del prodotto, il piu' colpito e' quello delle costruzioni con l'attivita' quasi dimezzata nell'arco di otto anni (attorno a -44%). Sul fronte della domanda, resta prudente l'atteggiamento nei confronti della spesa, sia da parte delle famiglie sia delle imprese. I consumi aumentano dello 0,6% e restano su un livello piu' basso del 13% al valore pre/crisi. Gli investimenti registrano un +0,6%, senza influire minimamente sull'entita' del crollo del 42% degli ultimi otto anni. "Nel momento in cui si e' fermata la recessione - spiega Pietro Busetta - abbiamo anche assistito ad un certo movimento anche sul fronte del mercato del lavoro. Abbiamo registrato un'occupazione che cresce del 2,3%, anche se qualcuno contesta che si tratta soprattutto tra gli autonomi, nei lavori precari e a scarsa redditivita'. Eccezionale risultato nel commercio, negli alberghi e nelle attivita' ricettive in genere, oltre che nella ristorazione dove l'aumento raggiunge il 6,5%". Il tasso di disoccupazione totale - aggiunge Alessandro La Monica - diminuisce di una piccola frazione di punto, a quota 21,4%. Il tasso di disoccupazione giovanile sfiora il 56%. Il tasso di mancata partecipazione (una sorta di tasso di disoccupazione allargato), che tiene conto oltre che del numero ufficiale dei disoccupati (368 mila) delle quasi 600 mila persone residenti che non cercano attivamente ma sono disponibili a lavorare, raggiunge il 41,5% superando di oltre dieci punti il dato del 2007". Il prodotto interno lordo dovrebbe segnare una crescita prossima allo 0,8% nel consuntivo di quest'anno (+1% il dato nazionale) e attorno a 1,1% nel 2017 (+1,3% il Pil dell'Italia), beneficiando di una favorevole evoluzione della domanda interna. Nell'ambito familiare si prevede una graduale rivitalizzazione dei consumi, stimati in crescita dello 0,9% quest'anno e dell'1,1% nel prossimo. Per le imprese dovrebbe profilarsi una riapertura del ciclo degli investimenti. La spesa in beni strumentali passa da un incremento in termini reali dello 0,6% del 2015 al 2,4% nel 2016 e 2,6% nel 2017. Per gli investimenti in costruzioni, agli stimoli derivanti dai lavori di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente si aggiungeranno nuove spinte dal lato delle opere pubbliche. Si stima percio' un incremento del 2% per quest'anno e del 2,5% per l'anno prossimo. Per l'occupazione si prevede una decelerazione della fase positiva avviata lo scorso anno, con un incremento che muterebbe dal 2,3% del 2015 a +1,1% nel 2016 e a +0,9% nel 2017. Per la disoccupazione sono attese ulteriori limature del tasso relativo, atteso scendere al 21,0% nel consuntivo 2016 e al 20,5% l'anno successivo. "Una maggiore attenzione del governo regionale all'economia e non solo ai conti - conclude il presidente della Fondazione Curella - potrebbe portare ad una crescita maggiore ed ad una maggiore perequazione dei redditi".