Migranti
Recuperate sei salme del naufragio del 2015, i resti arrivano a Palermo
Arriveranno oggi a bordo della nave Tremiti della Marina militare le salme di sei migranti morti nel naufragio del barcone su cui viaggiavano il 5 agosto 2015. A recuperarle, su delega della Procura di Palermo, nel Canale di Sicilia, davanti alle coste libiche, è stata la Marina militare. In occasione del naufragio una nave della marina militare irlandese aveva recuperato vivi 367 migranti (6 sopravvissuti erano stati trasferiti in ospedale in elicottero per urgenti cure mediche) e raccolto in mare le salme di 26 persone che viaggiavano sull'imbarcazione. Nel corso delle prime indagini la Squadra Mobile di Palermo fermò, su indicazione dei superstiti, gli "scafisti". I sopravvissuti raccontarono che alcuni compagni di viaggio che si trovavano nella stiva erano morti perché rimasti imprigionati all'interno del barcone che era affondato. Di omicidio volontario aggravato, non solo dei 26 migranti recuperati ma anche di quelli che trovavano all'interno dell'imbarcazione affondata, furono accusati cinque scafisti per i quali i magistrati hanno già chiesto il rinvio a giudizio. Nel corso delle indagini, coordinate dal Procuratore Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Renza Cescon, Calogero Ferrara, Alessia Sinatra e Claudio Camilleri, la Procura ha delegato alla Marina Militare l'accertamento della localizzazione dell'imbarcazione. Il barcone e' stato individuato e le riprese subacquee hanno documentato la presenza dei resti di 10 cadaveri, sei dei quali sono stati recuperati con i mezzi del gruppo operativo subacquei del Comsubin (Comando Subacqueo Incursori della Marina). Non tutti i corpi sono stati riportati in superficie per le pessime condizioni dello scafo, ormai collassato, che non ha permesso ai palombari di operare in condizioni di sicurezza.