Migranti
Palermo, il boss eritreo della tratta resta in carcere
L'eritreo estradato dal Sudan con l'accusa di essere un boss della tratta di essere umani deve restare in carcere. E' la posizione della Procura di Palermo che oggi ha formalmente respinto la richiesta della difesa di scarcerare il giovane. Venerdi' davanti al Gip Wilma Mazzara, l'eritreo, detenuto a Rebibbia, aveva negato di essere il trafficante di migranti, sostenendo di essere vittima di un errore di persona: lui si chiamerebbe Medhanie Tesfamariam e non Medhanie Yehdego Mered come sostiene l'accusa che ha depositato una memoria a sostegno delle sue tesi. Dopo l'interrogatorio di garanzia il procuratore Francesco Lo Voi si era detto "fiducioso" perche' l'indagato - spiegava - aveva riconosciuto che una delle telefonate intercettate il 23 maggio era stata fatta da lui, con il telefono che poi e' stato ritrovato al momento dell'arresto e che e' stato consegnato ai magistrati. Per questo gli accertamenti proseguono. Verra' fatta tra l'altro una perizia fonica e solo cosi' si potra' stabilire se effettivamente la persona intercettata era quella che poi e' stata arrestata.