Lo sostiene l'ex vice segretario all'Ars Di Gregorio
Bilancio della Regione, a rischio impugnativa i 500 milioni imputati per il 2016
I 500 milioni iscritti nel bilancio 2016 che la Sicilia attende da Roma a titolo di anticipazione sugli accordi Stato-Regione e' quasi impossibile arrivino nelle casse regionali, perche' sottoposti ad una sorta di condizione sospensiva. E' quanto sostiene l'ex vice segretario generale dell'Ars Salvatore Di Gregorio, esperto di bilancio e autore di un volume sull'autonomia finanziaria della Sicilia. "Difficile che questi soldi vengano consegnati dallo Stato senza che siano aggiornati e riconsiderati altri contenuti economici dell'intesa tra le due istituzioni", afferma Di Gregorio. Un allarme che tira in ballo nuovamente la vicenda dei 500 milioni, inseriti nel bilancio regionale tra le voci in entrata a titolo di accantonamenti negativi, di cui il governo Crocetta non ha potuto fare a meno per pareggiare il bilancio 2016, ma che ora potrebbero essere a rischio di impugnativa. "Inserire i 500 milioni in bilancio - spiega lo studioso - ha comportato la necessita' di congelare un importo corrispondente di spesa fino al realizzarsi del presupposto giuridico che ne consenta l'effettiva quantificazione, l'assegnazione del contributo e' associata alla condizione di un aggiornamento dell'intesa tra lo Stato e la Regione in materia di obiettivi di contenimento della spesa per l'anno 2016". Qual'e' l'intesa richiamata dalla norma il cui aggiornamento rappresenterebbe la condizione per riconoscere il contributo? Il riferimento non puo' che essere - secondo lo studioso - all'accordo tra il ministro dell'Economia e la Regione siciliana in materia di finanza pubblica del giugno 2014 che al punto 2 fissa proprio gli obiettivi di contenimento della spesa regionale per le annualita' dal 2014 al 2017. "Aggiornare l'accordo significa, alla lettera, riconsiderarne i contenuti per negoziarne altri e modificare la norma che fissa gli attuali obiettivi di spesa pattuiti - prosegue Di Gregorio - non e' infondata dunque la tesi di chi la valuta come una vera e propria condizione sospensiva che non consentirebbe l'impiego delle risorse a prescindere dal perfezionarsi del presupposto di legge che ne condiziona l'assegnazione". Da qui il rischio di una probabile impugnativa. "La fattispecie - dice ancora Di Gregorio - non e' del tutto dissimile da quella che aveva indotto il governo nazionale ad impugnare la norma regionale del 2015 che disponeva l'utilizzazione delle risorse del Fsc a copertura di una quota del concorso regionale al risanamento finanziario, prescindendo dall'intesa con lo Stato che era appunto la condizione per potere attivare quella modalita' di utilizzo del fondo".