Lo scrive il tribunale della libertà
Caltanissetta, il Riesame: il sequestro dei documenti a Montante dove essere convalidato entro 48 ore
Per i giudici del Tribunale del riesame di Caltanissetta il sequestro di documenti, atti e di alcuni computer riconducibili ad Antonello Montante, eseguito il 22 gennaio scorso dalla squadra mobile di Caltanissetta, doveva essere convalidato entro 48 ore dalla Procura. Convalida che, secondo quanto scrivono i giudici, non è stata fatta e quindi i difensori del presidente di Confindustria Sicilia potevano chiedere il dissequestro direttamente al pubblico ministero e non avrebbero invece dovuto rivolgersi al riesame, competente solo se il sequestro viene convalidato. Lo dice, in sintesi, la motivazione, depositata stamattina, del provvedimento con cui i giudici del Tribunale del riesame di Caltanissetta hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dai legali di Montante, attualmente indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. "La polizia giudiziaria - scrivono i giudici - è stata sostanzialmente lasciata arbitra di valutare la rilevanza della documentazione cartacea ed informatica nonché l'attinenza all'ipotesi di reato di tutte le altre cose rinvenute nei luoghi da ricercare, con la conseguenza che si tratti di un sequestro posto in essere dalla stessa polizia giudiziaria, sicché sarebbe stata necessaria la convalida dell'autorità giudiziaria inquirente entro 48 ore. Non può certamente escludersi che il pm procedente abbia potuto ritenere utile all'indagine in corso tutto il materiale sequestrato, ma anche in tal caso egli era tenuto a validare l'operato della polizia giudiziaria delegata al compimento degli atti, altrimenti lasciata arbitra dell'esecuzione. Non avendo il pubblico ministero provveduto in tal senso l'interessato avrebbe ben potuto attivarsi per la restituzione di quanto soggetto a vincolo ormai divenuto inefficace, inoltrando specifica richiesta allo stesso pubblico ministero". I legali di Montante, gli avvocati Nino Caleca, Marcello Montalbano e Giuseppe Panepinto, hanno ora chiesto alla Procura la restituzione del materiale sequestrato ritenendo che il provvedimento di sequestro sia di fatto inefficace.