Misure di prevenzione del Tribunale
Palermo, confiscati beni per 100 milioni agli eredi di Francesco Pecora
Maxi confisca a Palermo. La Direzione investigativa antimafia del capoluogo siciliano ha sottratto definitivamente beni per oltre 100 milioni di euro all'imprenditore edile palermitano Francesco Pecora, morto a 77 anni, il 3 maggio 2011, e ai suoi eredi. Confiscati 168 immobili (appartamenti, ville, magazzini e terreni), tre societa' di capitale e tre societa' di persone, rapporti bancari. Il provvedimento di confisca, è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta avanzata dal direttore della Dia. L'imprenditore aveva assunto un ruolo di interfaccia e di canale di collegamento con il mondo imprenditoriale legale, gestendo i capitali provenienti dalle attività di Cosa nostra, anche fuori dalla Sicilia (un'azienda confiscata ha sede legale a Pordenone). L'imprenditore, personaggio di rilievo di Cosa nostra palermitana, annovera quali suoi coimputati nei processi alla mafia personaggi come Pippo Calo', Antonino Rotolo, Tommaso Spadaro e Giuseppe Ficarra. La figlia di Francesco Pecora, Caterina, e' sposata con Giovanni Motisi, latitante, figlio di Matteo, detto "Matteazzo", gia' affiliato della cosca di Pagliarelli. Pecora e' tra l'altro consuocero di Salvatore Sbeglia, costruttore edile palermitano, condannato per mafia e socio in affari di Raffaele Ganci, boss del quartiere Noce di Palermo.