Operazione "Settemassi"
Rapine in quattro banche, blitz a Siracusa: 8 persone arrestate
Avevano costituito una "stabile organizzazione" allo scopo di compiere rapine ai danni di istituto di credito. Sono stati individuati dagli investigatori della Squadra Mobile di Siracusa e sottoposti a fermo di indiziato delitto. Si tratta di 8 persone tra catanesi e siracusani ai quali per il momento vengono contestate tre rapine e una tentata rapina. Si tratta di Salvatore La Rosa, 50 anni di Palazzolo Acreide, Gaetano Calcò, 49 anni di Villasmundo, frazione di Melilli, Francesco Conti Taguali, 27 anni, anch'egli di Villasmundo, Giuseppe Giuffrida, 29 anni, Antonino Grasso, 60 anni, Antonino Russo, 31 anni, Massimo Catania, 45 anni e Michelangelo Zito, 60 anni, tutti e 5 di Catania. Secondo la ricostruzione degli investigatori, il gruppo così costituito operava in prevalenza in provincia di Siracusa, con i siracusani che fungevano da basisti grazie alla loro conoscenza del territorio e i catanesi da esecutori materiali dei colpi. Antonino Grasso avrebbe avuto un ruolo preminente: fungeva da raccordo tra i catanesi e i siracusani. Le rapine prese in esame sono state compiute tra settembre e novembre di quest'anno: l'1 settembre alla Banca Agricola Popolare di Cassibile, bottino 5.000 euro; l'11 settembre alla Banca dell'Emilia Romagna di Lentini, bottino 8.400 euro, il 22 ottobre alla Banca Agricola Popolare di Palazzolo Acreide, bottino 500 euro e a novembre la tentata rapina a Capo D'Orlando, sventata poco prima che potesse essere messa a segno. Nel corso del colpo a Lentini, i rapinatori, peraltro, rinchiusero il direttore, alcuni dipendenti e alcuni clienti in una stanza.. Le indagini, avviate subito dopo i colpi, hanno consentito di appurare alcuni elementi ricorrenti in tutti e 4 gli episodi: i malviventi agivano a volto scoperto o semi travisato, armati di taglierino, veniva effettuato sempre preventivamente un sopralluogo e fuori dall'istituto di credito c'era sempre un'auto (una golf) ad attenderli per la fuga, mentre un'altra auto fungeva da apripista per segnalare l'eventuale presenza delle forze dell'ordine. Le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza, le testimonianze raccolte e le intercettazioni successive hanno consentito di ricostruire la dinamica dei colpi e di risalire ai presunti autori. E proprio dalle intercettazioni è stato preso il nome dato all'operazione: il settemassi, che è un attrezzo per lavorare la terra, era, infatti, la parola in codice utilizzata dai presunti rapinatori per designare il luogo d'incontro prima delle rapine. Le indagini non si sono esaurite: allo studio ci sono almeno altre due rapine, che potrebbero essere ricondotte a questo gruppo e di conseguenza altre persone che potrebbero essere coinvolte.