Deputato nazionale PD
Codice Antimafia, onorevole Amoddio: "Ripercussioni anche a Siracusa"
“L’approvazione alla Camera del nuovo codice antimafia rappresenta un grande passo avanti per la legalità e la giustizia nel nostro Paese e con importanti ripercussioni anche nella provincia di Siracusa”. Così Sofia Amoddio, deputato nazionale PD. “La riforma nasce da una proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2013 con l'obiettivo di dare maggiore efficacia alle norme sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Due anni di lavoro in Commissione Giustizia e Antimafia hanno reso organica la normativa. Il provvedimento punta al pieno recupero della legalità superando i limiti dell’attuale sistema, con l’obiettivo di evitare che aziende confiscate alla criminalità organizzata siano destinate a fallire, producendo disoccupazione e costi economici, o che altri beni e immobili rimangano di fatto inutilizzati”. “La nuova legge – prosegue Amoddio - prevede da una parte misure di contrasto sistematico alle organizzazioni criminali e dall’altra misure economiche di sostegno alle imprese stesse affinché continuino la propria attività anche dopo la confisca o il sequestro”. “La vittoria dello Stato rischiava di tramutarsi in sconfitta, quando la confisca e il sequestro dei beni aveva come conseguenza la perdita di occupazione”. “La mafia più pericolosa e pervasiva è quella che si muove in silenzio, che non spara, ma gestisce denaro ed interessi nell’ombra, per questo si allarga il perimetro dei possibili destinatari cui possono essere applicate le misure di prevenzione personali e di natura patrimoniale a chi è indiziato di favorire la latitanza prestando assistenza agli associati a delinquere ed a chi è indiziato di alcuni gravi delitti contro la pubblica amministrazione, tra cui peculato, corruzione propria e impropria, corruzione in atti giudiziari, concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità”. “Dopo il caso Saguto, è stata inoltre inserita una norma che vieta al magistrato di affidare l'incarico di amministratore giudiziario al coniuge, al convivente ed a coloro con cui ha rapporti di assidua frequenza”.