Lo hanno deciso i giudici di Roma
Riciclaggio, il tesoro dell'ex sindaco di Palermo Ciancimino: non acquisiti atti di Saguto
Gli atti dell'inchiesta condotta dalla procura di Caltanissetta sull'ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo Silvana Saguto e tutti i documenti attualmente al vaglio della sezione Disciplinare del Consiglio superiore della magistratura non saranno acquisiti dal tribunale di Roma nel processo a cinque persone ritenute complici del figlio di Vito Ciancimino e responsabili di un tentativo di riciclaggio del 'tesoro' riconducibile all'ex sindaco di Palermo. Lo hanno deciso i giudici della nona sezione penale respingendo un'istanza avanzata dall'avvocato Antonio Ingroia, difensore di due imprenditori, Raffaele Valente e il romeno Victor Dombrovschi, sospettati dalla Procura di Roma assieme ad altri tre (Romano Tronci, Sergio Pileri e Nunzio Rizzi) di essersi attivati per aver cercato di riciclare, attraverso la societa' Ecorec, che gestisce in Romania la piu' grande discarica d'Europa, i beni di don Vito. Secondo i pm della Capitale, gli imputati avrebbero messo in atto una strategia finalizzata ad aggirare il congelamento dei beni della Ecorec, sottoposta nell'agosto del 2013 dal gip a un sequestro preventivo, e di vendere la societa' con la regia di Ciancimino junior, che non figura come imputato in questo processo perche' gia' condannato per uno dei reati presupposti. Monetizzando il valore della Ecorec, acquistata nel 2004 dalla palermitana Sirco spa, gli imputati puntavano a ostacolare la ricostruzione della provenienza delittuosa del denaro investito nella stessa societa' dai soci effettivi e da quelli occulti, non riuscendo, pero', nell'intento. L'avvocato Ingroia, alla luce dell'inchiesta di Caltanissetta e sulla base di una serie di articoli di stampa, ha chiesto al tribunale anche che l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara, semplice testimone in questo procedimento ma coinvolto come amministratore giudiziario nell'inchiesta su Silvana Saguto per corruzione, venisse ascoltato come teste assistito. Il tribunale ha pero' deciso di non mutare la posizione di Cappellano Seminara: accogliendo quanto richiesto dalla Procura, i giudici hanno ritenuto che non vi fosse alcuna connessione probatoria tra il processo Ecorec e quanto sta emergendo dalle carte del procedimento aperto a Caltanissetta. Sono rimasto sorpreso della decisione del tribunale di Roma di non acquisire gli atti dell'inchiesta della procura di Caltanissetta e del Csm sull'ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo, Silvana Saguto, e di non ascoltare l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara nella veste di teste assistito. Una decisione - ha spiegato a fine udienza l'avvocato Ingroia - che trovo assolutamente incomprensibile e che rende purtroppo piu' difficile la ricerca della verita'". "Il collegio - ha aggiunto Ingroia - ha totalmente ignorato le evidenti connessioni probatorie esistenti tra il processo di Roma e l'inchiesta di Caltanissetta, che vede indagati l'avvocato Gaetano Cappellano Seminara e la giudice Silvana Saguto per fatti gravissimi all'esame del Csm e su cui si e' pronunciato in modo netto anche il ministro della Giustizia Orlando. Nel procedimento romano, infatti, risultava che Cappellano Seminara era stato nominato dalla Saguto amministratore giudiziario dei beni sequestrati, e sequestrati proprio grazie alle informative di Cappellano Seminara: come si puo' negare che ci sia una connessione con quanto emerso nelle ultime settimane a Palermo? La logica suggerisce di si' e invece il tribunale ha deciso di ignorare il lavoro dei pm nisseni. Evidentemente - ha concluso l'ex pm di Palermo - meglio non sentire, non vedere, non sapere. Ma non e' cosi' che si accerta la verita' e si fa giustizia".