L'inchiesta "Dama nera" che ha portato all'arresto di 10 persone
Tangenti Anas, "gli imprenditori catanesi Costanzo e Bosco incontrarono un Ministro non individuato"
Un ministro, "non meglio individuato", avrebbe incontrato recentemente gli imprenditori catanesi Concetto Bosco Lo Giudice e Mimmo Costanzo, da oggi agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti dell'Anas, grazie alla mediazione dell'ex sottosegretario al ministero delle Infrastrutture, durante il governo Prodi, Giuseppe Luigi Meduri. E' uno dei risvolti dell'inchiesta della Procura di Roma su tangenti per gli appalti dell'Anas, che oggi ha portato all'arresto dello stesso Meduri e di altre 10 persone, nell'ambito dell'operazione della Guardia di finanza denominata la "Dama nera". Altre 31 sono indagate a piede libero, e la Guardia di finanza, che ha eseguito i provvidenti restrittivi, ha inoltre sequestrato beni per equivalenti 200 mila euro. Secondo il gip, "all'interno degli uffici Anas c'era un vero e proprio sistema corruttivo che non e' episodico e/o occasionale".
'Deus ex machina' del sodalizio criminoso è secondo l'accusa Antonella Accroglianò, dirigente responsabile del coordinamento tecnico amministrativo di Anas Spa. In carcere con la dirigente anche gli altri funzionari Anas, Oreste De Grossi (capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni) e i funzionari 'di rango minore' Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Meduri, che e' sottoposto ai domiciliari ed e' stato immediatamente sospeso dal Pd, secondo gli inquirenti avrebbe svolto il ruolo di mediatore veicolando a due imprenditori precise richieste corruttive provenienti dai dirigenti della pubblica amministrazione. Ai domiciliari anche l'avvocato catanzarese Eugenio Battaglia, e tre imprenditori, Concetto Logiudice Bosco, Giuliano Vidoni e Mimmo Costanzo, che e' presidente della 'Fondazione del merito' e componente del Consiglio direttivo di Confindustria Catania.
Associazione per delinquere, corruzione, induzione indebita a dare e promettere utilità e voto di scambio sono le accuse contestati a vario titolo. Il reato elettorale si riferisce alle ultime regionali in Calabria: Antonella Accroglianò, secondo l'accusa, si sarebbe attivata per favorire l'assunzione di un calabrese in una società collegata alla stessa Anas in cambio di sostegno elettorale in favore di suo fratello Galdino Accroglianò, candidato che non fu poi eletto. A casa della madre dell'Accroglianò sono stati trovati 70.000 euro in contanti. Il presidente dell'Anas Gianni Vittorio Armani, che come ha sottolineato il procuratore Giuseppe Pignatone è estraneo all'indagine, ha annunciato il licenziamento dei funzionari coinvolti e ha anticipato che l'Azienda si costituira' parte lesa nel procedimento penale non solo nei riguardi dei suoi dipendenti ma anche degli imprenditori. Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ha assicurato la massima collaborazione con gli inquirenti.