A Misilmeri
Palermo, lo avevano bruciato e gli avevano mozzato le mani per punizione: due arresti
Sono stati i carabinieri di Misilmeri ad arrestare Giuseppe Correnti, di 51 anni, e Pasquale Merendino, di 33 anni: sono accusati dell'omicidio di Massimiliano Milazzo, un 26enne del posto. Gli inquirenti, per portare avanti le indagini, si sono avvalsi di numerose immagini recuperate dai sistemi di video sorveglianza: proprio i filmati del paese avrebbero consentito ai militari di risalire a Correnti e Merendino, arrestati all'alba su ordinanda della procura di Termini Imerese. I due assassini avrebbero ingannato il giovane portandolo nelle campagne di Misilmeri, uccidendolo. Prima lo avrebbero picchiato e poi ucciso, alla fine bruciato il cadavere. Secondi i militari della compagnia di Misilmeri il movente del delitto è da ricondurre all’atteggiamento poco rispettoso di Milazzo nei confronti di alcuni membri della famiglia Merendino. La vittima sarebbe stata accusata di alcuni furti e di spacciare nei pressi delle loro abitazioni. Massimiliano Milazzo era scomparso da Misilmeri la sera del 26 giugno 2013, come riferito dalla sua convivente nella denuncia presentata, il giorno dopo, ai carabinieri. Una coppietta di Misilmeri che si era appartata nelle campagne aveva trovato il cadavere in contrada Risalajme a Misilmeri. La coppia da una cabina telefonica, con una chiamata anonima, avvisò il proprietario del terreno del ritrovamento. I militari riuscirono a risalire ai due grazie ad un sistema di videosorveglianza piazzato nei pressi della cabina. I due però sono risultati estranei all’omicidio.
Il Dna recuperato dal corpo di Milazzo confermò che il corpo carbonizzato era il suo. Le indagini si concentravano sugli ultimi spostamenti della vittima, poco prima della scomparsa. Di filmati acquisiti dalle telecamere sparse sul territorio di Misilmeri (sono state esaminate circa 1500 ore di registrazioni), si è riusciti a ricostruire l’ultimo pomeriggio in vita di Milazzo. Il 26 giugno 2013 la vittima era al bar “283” che si trova a Misilmeri in via Roma. Qui ha incontrato Giuseppe Correnti e Pasquale Merendino prima di allontanarsi alle ore 19.45 a bordo della Fiat Uno condotta da quest’ultimo.La vettura con a bordo i due è stata ripresa da una telecamera nei pressi del terreno dove era stato trovato il corpo. Poco dopo era stata filmata la seconda auto che seguiva la Fiat Uno guidata da Correnti. Un’ora più tardi sono state riprese le stesse autovetture mentre facevano ritorno verso Misilmeri, stavolta con i soli conducenti a bordo. Le immagini registrare davanti al bar “283”, documentavano inoltre che, subito dopo che Milazzo si era allontanato in compagnia di Pasquale Merendino, il nipote di quest’ultimo, Francesco Merendino, rivolgendosi ad alcuni suoi amici affacciati a un balcone posto di fronte al bar, mimava chiaramente i gesti del taglio delle mani e di un pestaggio e, contestualmente, rivolgeva loro alcune frasi che lette da un perito avrebbero avvalorato l’ipotesi investigativa. Giuseppe Correnti era presente nel bar “283” sin dal primo pomeriggio del 26 giugno per controllare la vittima. L’autopsia ha riscontrato sul cadavere la frattura della clavicola e della mandibola, pertanto è evidente che prima della morte l’uomo fu picchiato con violenza. Il taglio delle mani - mutilazione di elevato valore simbolico che rievoca la punizione inflitta ai responsabili di furti - è stato praticato, verosimilmente, con un attrezzo agricolo compatibile con una zappa.